Il ruolo del “confondente”
In epidemiologia viene definito “confondente” un fattore che risulti essere causale per la patologia in esame (outcome dello studio) e connesso con l’esposizione studiata, tanto da risultare distribuito in maniera disomogenea tra la popolazione in studio e quella di riferimento.
Il fattore confondente più spesso evocato è il fumo di sigaretta. Essendo nota la sua cancerogenicità per il tessuto polmonare (ad esempio), si sospetta un suo effetto di confondimento ogni volta che si valuti l’associazione tra un cancerogeno ambientale od occupazionale (per esempio il cromo) e la patologia tumorale polmonare. Ma quanto in effetti l’abitudine al fumo può condizionare una sovrastima del rischio nel gruppo di lavoratori esposti? In altre parole, il fumo di sigaretta può sempre giustificare interamente l’aumento di rischio eventualmente trovato nell’analisi di un gruppo di lavoratori esposti ad una o più sostanze potenzialmente cancerogene?
Per tentare di fornire una risposta anche quantitativa a questo interrogativo possiamo utilizzare l’espressione matematica riportata da N.E. Breslow e N.E. Day a pagina 96 del loro lavoro su Statistical methods in cancer research – The analisys of case-control studies, Volume 1, edito nel 1987 dall’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC):
dove:
RRobsè il rischio relativo che è stato osservato nello studio epidemiologico (nell’esempio il rischio di tumore del polmone rilevato nei lavoratori esposti a cromo);
RRTè il rischio relativo vero, non conosciuto (ossia nell’esempio il rischio di tumore del polmone con esposizione al solo cromo);
RRCè il rischio relativo determinato dal confondente (nell’esempio il fumo di sigaretta);
Pexpè la prevalenza del confondente nella popolazione esposta (nell’esempio la prevalenza di abitudine al fumo nella popolazione dei lavoratori esposti a cromo);
Prefè la prevalenza del confondente nella popolazione di riferimento (che per l’esempio che abbiamo considerato potremmo supporre come la prevalenza dell’abitudine al fumo nella popolazione generale).
Conoscendo tutti i termini della relazione possiamo risolvere per RRT, trovando una stima di quale sia il valore vero del rischio relativo per la circostanza in esame (ossia l’esposizione a cromo, nell’esempio). Come dimostra l’equazione, nel caso in cui il rischio determinato dal confondente (RRC) sia uguale a 1 (ossia il confondente non sia un fattore di rischio per la patologia in esame) o nel caso in cui la prevalenza del confondente nella popolazione esposta (Pexp) sia uguale alla stessa prevalenza nella popolazione non esposta (Pref), il rischio relativo osservato (RRobs) equivale al rischio relativo vero (RRT), nell’ipotesi che non esistano o siano stati controllati altri potenziali fattori confondenti. All’opposto, la differenza tra rischio relativo osservato e rischio relativo vero sarà tanto maggiore quanto maggiore è il rischio relativo del confondente e quanto maggiore è la differenza delle prevalenze del confondente nelle due popolazioni in studio.
Di seguito è disponibile il file di lavoro Excel per poter procedere al calcolo in ogni singolo caso.
Foglio di Calcolo Confondente.xls